testimonianze scritte
MARTINA CAVALLARIN curatrice del progetto
Luoghi di crisi e di resistenza
Dallo studio dettagliato e consapevole della Storia dell’Arte, alla ricerca di un personale percorso concettuale, all’attuazione di una reiterata e ossessiva pratica del “fare” che nei materiali e nell’espansione dell’errore rivelano la concretizzazione del processo, si manifesta l’epifania dell’opera raffinata e complessa di Didymos. La poetica che si affina nell’atelier dell’artista è alla base di qualsiasi ricerca in ambito di Arte Visiva e non solo, ma nel caso di Didymos - organismo singolare espresso da un duo fuso in una magnifica singola ossessione – l’apertura pratica e fattiva che un workshop prevede apre a un’espansione di possibilità che trovano nel dubbio e la sua continua amplificazione, una successiva occasione del procedere. Condivide Didymos. E non lo fa per un’esigenza di trasmissione di sapere, formativa e necessaria anch’essa, ma per uno scambio che è respiro biologico condiviso multidisciplinare e transgenerazionale. E per considerare strade che percorse in solitario sono altrimenti difficilmente individuabili prima e esplorabili poi.
Il progetto esplora il patrimonio fondamentale contenuto negli archivi di Didymos ideando una piattaforma corale e partecipativa incentrata sull'opera e su ciò che occorre per renderla indipendente e potente, labile ma fruibile al contempo. Presenza reale nello spazio espositivo la costruzione del lavoro e la delicata fase di abitazione di questa nello spazio abbisogna del momento giusto, magico e ingovernabile, che per attuarsi attinge allo scavare il lessico visivo dell’Arte Contemporanea, con tutte le sue contraddizioni e fragilità.
In tale stato di moto “Tentativo di Dubbio” diventa una constatazione di quello che, nella krisos contemporanea tesa endemicamente tra baratro e crescita, l’Arte è chiamata a fare: trasformare il dubbio in frammentati pilastri di temporanea stabilità. Almeno. Sfidando le convenzioni e osservando il mondo che ci circonda da una prospettiva obliqua e personale, Didymos privilegia le sfere dei cambiamenti climatici, del pensiero relativo, di una visione di paesaggio fisico e mentale più adatto, ovvero di nuovo adatto all’uomo e alle altre creature che abitano la terra. L’arte di Didymos s’interroga sulle dinamiche che contribuiscono alla creazione di soggettività altruiste in un mondo accecato da narcisistici interessi superiori e quindi devastanti, mettendone in dubbio le certezze e offrendo una realtà alternativa a quella presente. In un contesto sociale internazionale che vede crescere a dismisura le disparità economiche e sociali, in cui si erigono muri fisici e metaforici al di la dei quali l’Altro deve restare sempre a distanza di sicurezza, in cui rigurgiti di “ismi” inquinano lo scenario politico e sociale, il lavoro degli Artisti rimane il baluardo d’avanguardia per la sua innata capacità di creare immaginari e aprire rinnovati orizzonti di riflessione.
Questo è quello che intende fare Didymos, proiettando la sua visione di artista attivo sulla scena contemporanea spesso scontrandosi con i temi dell’indignazione, dell’inclusione, del clima, dell’equità sociale. Le loro installazioni sono un esempio imperfetto e per questo necessario dell’utilizzo critico, nell’opera d’arte, di stereotipi della fruizione e della cultura di massa per creare narrazioni alternative. E lo scarto del processo avviene attraverso una capacità talentuosa e studiata di governare i materiali impiegati e le attrezzature - un poco da alchimista e un poco da montatore - che sottopongono a un costante stato di stress: carta, grafite, cera, legno, metallo, gesto che agisce, pietra, molla, calamita, plastica, tecnologia analogica e digitale, parola, taglio, aggetto, foglia oro, vetro, molle, spago. E non solo. “Tentativo di dubbio” in fondo è un grande laboratorio gratuito dedicato all’elaborazione del concetto, allo svelamento e moltiplicazione del processo, all'architettura dell’installazione nel territorio magico dell’arte.
Nessuna direzione precostituita e unidirezionale quindi, solo percezione ma percezione che nella pratica contemporanea dell’Arte si raggiunge soltanto attraverso un’apparente leggerezza, una discussione e un mettersi in gioco. Si tratta di elementi che, nel teatro e nella letteratura, sa cogliere l’autore nei momenti salienti della tragedia: quella capacità di sorvolare la certezza ormai abbandonata a se stessa e di scomparire – o di mimetizzarsi, o di nascondersi – nel dubbio. La centralità che in Didymos assume quindi il dubbio quale oggetto di rappresentazione e analisi, quale effetto di composizioni discorsive e visive, segna in modo decisivo la radicale contemporaneità del suo intero lavoro. Si tratta di abitare, non senza sassolini dentro le scarpe, luoghi di crisi e di resistenza. La comunicazione, il linguaggio e l’informazione che l’opera porta con sé, con “Tentativo di Dubbio” si vengono a sostituire mediante un continuo esperimento dentro e contro la rappresentazione medesima, dentro e contro il linguaggio fine a se stesso. Va da sé che l’obiettivo che Didymos persegue non è solo la denuncia, ma il centro poetico di una visione allargata e migliore del mondo, un centro che non pretende la soluzione verso la quale solitamente ogni poetica tende. E ciò avviene mediante opere-analisi che ci parlano di come i territori fisici e mentali, geograficamente ed esistenzialmente, possano essere ricostruiti nella generosa offerta fornita dall’occasione progettuale prima, e installativa poi, dell’opera.
Luoghi di crisi e di resistenza
Dallo studio dettagliato e consapevole della Storia dell’Arte, alla ricerca di un personale percorso concettuale, all’attuazione di una reiterata e ossessiva pratica del “fare” che nei materiali e nell’espansione dell’errore rivelano la concretizzazione del processo, si manifesta l’epifania dell’opera raffinata e complessa di Didymos. La poetica che si affina nell’atelier dell’artista è alla base di qualsiasi ricerca in ambito di Arte Visiva e non solo, ma nel caso di Didymos - organismo singolare espresso da un duo fuso in una magnifica singola ossessione – l’apertura pratica e fattiva che un workshop prevede apre a un’espansione di possibilità che trovano nel dubbio e la sua continua amplificazione, una successiva occasione del procedere. Condivide Didymos. E non lo fa per un’esigenza di trasmissione di sapere, formativa e necessaria anch’essa, ma per uno scambio che è respiro biologico condiviso multidisciplinare e transgenerazionale. E per considerare strade che percorse in solitario sono altrimenti difficilmente individuabili prima e esplorabili poi.
Il progetto esplora il patrimonio fondamentale contenuto negli archivi di Didymos ideando una piattaforma corale e partecipativa incentrata sull'opera e su ciò che occorre per renderla indipendente e potente, labile ma fruibile al contempo. Presenza reale nello spazio espositivo la costruzione del lavoro e la delicata fase di abitazione di questa nello spazio abbisogna del momento giusto, magico e ingovernabile, che per attuarsi attinge allo scavare il lessico visivo dell’Arte Contemporanea, con tutte le sue contraddizioni e fragilità.
In tale stato di moto “Tentativo di Dubbio” diventa una constatazione di quello che, nella krisos contemporanea tesa endemicamente tra baratro e crescita, l’Arte è chiamata a fare: trasformare il dubbio in frammentati pilastri di temporanea stabilità. Almeno. Sfidando le convenzioni e osservando il mondo che ci circonda da una prospettiva obliqua e personale, Didymos privilegia le sfere dei cambiamenti climatici, del pensiero relativo, di una visione di paesaggio fisico e mentale più adatto, ovvero di nuovo adatto all’uomo e alle altre creature che abitano la terra. L’arte di Didymos s’interroga sulle dinamiche che contribuiscono alla creazione di soggettività altruiste in un mondo accecato da narcisistici interessi superiori e quindi devastanti, mettendone in dubbio le certezze e offrendo una realtà alternativa a quella presente. In un contesto sociale internazionale che vede crescere a dismisura le disparità economiche e sociali, in cui si erigono muri fisici e metaforici al di la dei quali l’Altro deve restare sempre a distanza di sicurezza, in cui rigurgiti di “ismi” inquinano lo scenario politico e sociale, il lavoro degli Artisti rimane il baluardo d’avanguardia per la sua innata capacità di creare immaginari e aprire rinnovati orizzonti di riflessione.
Questo è quello che intende fare Didymos, proiettando la sua visione di artista attivo sulla scena contemporanea spesso scontrandosi con i temi dell’indignazione, dell’inclusione, del clima, dell’equità sociale. Le loro installazioni sono un esempio imperfetto e per questo necessario dell’utilizzo critico, nell’opera d’arte, di stereotipi della fruizione e della cultura di massa per creare narrazioni alternative. E lo scarto del processo avviene attraverso una capacità talentuosa e studiata di governare i materiali impiegati e le attrezzature - un poco da alchimista e un poco da montatore - che sottopongono a un costante stato di stress: carta, grafite, cera, legno, metallo, gesto che agisce, pietra, molla, calamita, plastica, tecnologia analogica e digitale, parola, taglio, aggetto, foglia oro, vetro, molle, spago. E non solo. “Tentativo di dubbio” in fondo è un grande laboratorio gratuito dedicato all’elaborazione del concetto, allo svelamento e moltiplicazione del processo, all'architettura dell’installazione nel territorio magico dell’arte.
Nessuna direzione precostituita e unidirezionale quindi, solo percezione ma percezione che nella pratica contemporanea dell’Arte si raggiunge soltanto attraverso un’apparente leggerezza, una discussione e un mettersi in gioco. Si tratta di elementi che, nel teatro e nella letteratura, sa cogliere l’autore nei momenti salienti della tragedia: quella capacità di sorvolare la certezza ormai abbandonata a se stessa e di scomparire – o di mimetizzarsi, o di nascondersi – nel dubbio. La centralità che in Didymos assume quindi il dubbio quale oggetto di rappresentazione e analisi, quale effetto di composizioni discorsive e visive, segna in modo decisivo la radicale contemporaneità del suo intero lavoro. Si tratta di abitare, non senza sassolini dentro le scarpe, luoghi di crisi e di resistenza. La comunicazione, il linguaggio e l’informazione che l’opera porta con sé, con “Tentativo di Dubbio” si vengono a sostituire mediante un continuo esperimento dentro e contro la rappresentazione medesima, dentro e contro il linguaggio fine a se stesso. Va da sé che l’obiettivo che Didymos persegue non è solo la denuncia, ma il centro poetico di una visione allargata e migliore del mondo, un centro che non pretende la soluzione verso la quale solitamente ogni poetica tende. E ciò avviene mediante opere-analisi che ci parlano di come i territori fisici e mentali, geograficamente ed esistenzialmente, possano essere ricostruiti nella generosa offerta fornita dall’occasione progettuale prima, e installativa poi, dell’opera.
ZOE PATERNIANI curatrice del progetto e della residenza
Tentativo di Dubbio_capitolo 2 at Nelumbo Open Project
Tentativo di Dubbio_Capitolo II è l’esito espositivo della residenza che Didymos ha svolto durante l’estate 2018 presso Nelumbo Open Space. Il bando chiedeva ad artisti e collettivi una proposta che alternasse occasioni di incontro con il pubblico e momenti di lavoro autonomi: la risposta che Giulia Vannucci e Alessia Certo hanno prodotto prevede l’approfondimento di una prassi già costituita, Tentativo di Dubbio, che si apre all’altro prima di essere risolta e che quindi si assume il rischio di venir messa in dubbio, in discussione, di essere profondamente contaminata e modificata nell’ambito di questo incontro o ancora di non essere compresa e dunque fruita sommariamente. Tentativo di Dubbio è una una modalità di ricerca e analisi, un metodo fondato sul fallimento come tesi e sul dubbio come presupposto, all’interno del quale una serie di materiali accuratamente selezionati per le loro caratteristiche fisiche e fenomenologiche vengono maneggiati con perizia, testati e adoperati al fine di produrre dispositivi agibili. L’esito fallimentare dell’azione operata su questi dispositivi mette in forma una serie di installazioni fragili e duttili, in cui la puntualità compositiva e l’imprevedibile volontà di autodeterminazione di ciascun elemento coesistono in un rapporto di ascolto e influenza reciproca. Nel caso di Tentativo di Dubbio_Capitolo II il circuito di relazioni si estende, comprendendo lo spazio di Nelumbo, lontanissimo dalla neutralità del white cube e caratterizzato da una struttura significante che fa spesso pensare ad un prima, un adesso e un dopo, e include un dialogo fittissimo con i partecipanti ai due workshop organizzati in occasione della residenza. L’energia che questi scambi hanno prodotto è articolata sul lungo tavolo che occupa la prima sala, in un tentativo di distensione e sviluppo lineare del processo che risulterà comunque fallimentare, ma essenziale alla produzione di uno stato mentale necessario per affrontare la seconda sala. Qui, quella stessa energia si concretizza nella forza fisica che sorregge e áncora al suolo le installazioni altrimenti fragilissime e quasi smaterializzate, la cui fruizione richiede una disposizione all’ascolto attivo, simile per intensità a quella che Didymos ha quotidianamente applicato nello sviluppo di Tentativo di Dubbio. È dunque necessario convertire, nel passaggio attraverso il corridoio, la propria disposizione alla contemplazione passiva e le aspettative che comunemente nutriamo verso il dispositivo mostra, in uno stato di oscillazione fluida fra la tensione del fare e l’abbandono all’ascolto, in una formula che coniughi presenza cosciente e distacco metodico dal proprio ego. A chi riuscisse nell’impresa, Tentativo di Dubbio rivelerà le sue potenzialità creative e curative, l’immenso insostituibile valore del lavoro costante e reiterato che non si manifesta nella forma appagante, ma nella produzione di un nuovo stato energetico per l’ecosistema che lo accoglie.
Beatrice Migliorati artista partecipante
Tentativo di Dubbio è esperienza che vince se stessa e straripa nell'oggetto, uscendo dalla soggettività per poi ritorno e tornare, nuovamente, esperienza.
Tentativo di Dubbio è moto dialettico tra soggetto e oggetto, è rapporto senza posa tra coscienza e mondo, è fluido divenire tra immanente ed empirico.
Tentativo di Dubbio è squarcio,
l'essere-io si allinea all'essere-MONDO, come liquido in vasi comunicanti.
Tentativo di Dubbio è esperienza che vince se stessa e straripa nell'oggetto, uscendo dalla soggettività per poi ritorno e tornare, nuovamente, esperienza.
Tentativo di Dubbio è moto dialettico tra soggetto e oggetto, è rapporto senza posa tra coscienza e mondo, è fluido divenire tra immanente ed empirico.
Tentativo di Dubbio è squarcio,
l'essere-io si allinea all'essere-MONDO, come liquido in vasi comunicanti.
Angelo Camillieri artista partecipante
In Tentativo di Dubbio la conoscenza dell'oggetto parte dall'inconscio, da quel non sapere e non voler sapere scientifico-culturale. Un'intima visione spirituale e politica che vive di suggestioni. L'oggetto percepito diviene un catalizzatore per riconsiderare il proprio sé. La strada da percorrere non riconosce ambienti e forme pre-confezionati. Gli attuanti non concettualizzano il prodotto finale solo come oggetto finito adatto al commercio. L'oggetto diventa soggetto, rigenerandosi nel presente e vivendo nel futuro. L'esclusiva conoscenza scientifica dell'oggetto porta alla non-conoscenza del proprio sé, provocando una rottura dei rapporti sensibili, metafisici ed accresce una rassegnazione interiore accettando il non-sentire.
L'individuo trova nell'oggetto il suo stupore, rivive le sue emozioni, egli da forma all'oggetto e nel farlo scopre il suo inconscio. L'attuante, dubitando delle forme modella e quindi scopre parti del proprio sé.
Il dubbio può portare al fallimento, questo conduce l'individuo verso una ricerca volta a riscoprire forme sempre diverse. Nell'azione verso l'oggetto l'individuo ammette la sua presenza e l'oggetto diventa soggetto.
In Tentativo di Dubbio l'attuante definisce se stesso tramite l'azione. nell'azione l'attuante modella il proprio corpo e la propria concentrazione , questa azione viene definita e studiata e quindi ricordata e mostrata. L'azione che si ripete e si colloca negli interessi primordiali dell'inconscio, si definisce nel tempo e si forma nello spazio, diventa essenziale per la ricerca, rende vivo l'inconscio, come vivi sono i materiali che vengono usati.
In Tentativo di Dubbio la conoscenza dell'oggetto parte dall'inconscio, da quel non sapere e non voler sapere scientifico-culturale. Un'intima visione spirituale e politica che vive di suggestioni. L'oggetto percepito diviene un catalizzatore per riconsiderare il proprio sé. La strada da percorrere non riconosce ambienti e forme pre-confezionati. Gli attuanti non concettualizzano il prodotto finale solo come oggetto finito adatto al commercio. L'oggetto diventa soggetto, rigenerandosi nel presente e vivendo nel futuro. L'esclusiva conoscenza scientifica dell'oggetto porta alla non-conoscenza del proprio sé, provocando una rottura dei rapporti sensibili, metafisici ed accresce una rassegnazione interiore accettando il non-sentire.
L'individuo trova nell'oggetto il suo stupore, rivive le sue emozioni, egli da forma all'oggetto e nel farlo scopre il suo inconscio. L'attuante, dubitando delle forme modella e quindi scopre parti del proprio sé.
Il dubbio può portare al fallimento, questo conduce l'individuo verso una ricerca volta a riscoprire forme sempre diverse. Nell'azione verso l'oggetto l'individuo ammette la sua presenza e l'oggetto diventa soggetto.
In Tentativo di Dubbio l'attuante definisce se stesso tramite l'azione. nell'azione l'attuante modella il proprio corpo e la propria concentrazione , questa azione viene definita e studiata e quindi ricordata e mostrata. L'azione che si ripete e si colloca negli interessi primordiali dell'inconscio, si definisce nel tempo e si forma nello spazio, diventa essenziale per la ricerca, rende vivo l'inconscio, come vivi sono i materiali che vengono usati.
Valeria Mauro artista partecipante
Tentativo di Dubbio è un laboratorio sperimentale che alimenta la propria ricerca dai suoi fallimenti.
L’anima del progetto nasce dall’attivazione di un pensiero nella condizione di spirito neutro dilatato in una genesi di pacificazione del reale, che tramite l’abbattimento e la frammentazione di preconcetti e forme preconfezionate, si propone in azioni di ri- assemblaggio inedite.
Partendo dall’unità di misura di un assunto, si procede tramite tentativi alla costruzione di organismi precari dislocati all’interno di uno spazio specifico e costituiti di materiali puri, che divengono oggetti-feticci animati dal valore simbolico di differenti cariche energetiche, gli assetti ipotetici.
La sperimentazione viene così traslata dal suo concepimento teorico-concettuale a una crescita empirico-pratica.
Gli assetti ipotetici divengono fulcro della verifica rituale di un attuante, che procederà a effettuare l’azione decisa dall’assunto di riferimento, nel rispetto delle distanze spaziali e delle forze gravitazionali, depositando il proprio essere all’interno di un’esperienza.
Il percorso intrapreso mi ha stimolato alla riflessione di una maniera di fare ricerca improntata all’attenzione della realtà nelle sue componenti più particolari e invisibili, tra gli spazi vuoti di due pieni.
Tentativo di dubbio è una ricerca ben definita nei suoi caratteri estetici, etici, politici ed emotivi ma aperta e sensibile al confronto e all’arricchimento del suo substrato di partenza. I rapporti tra ambiente, oggetti e soggetti vengono sottolineati ai fini di un’integrazione e una cooperazione imprescindibile, nel raggiungimento di un’armonia temporanea, o forse definitiva.
Tentativo di Dubbio è un laboratorio sperimentale che alimenta la propria ricerca dai suoi fallimenti.
L’anima del progetto nasce dall’attivazione di un pensiero nella condizione di spirito neutro dilatato in una genesi di pacificazione del reale, che tramite l’abbattimento e la frammentazione di preconcetti e forme preconfezionate, si propone in azioni di ri- assemblaggio inedite.
Partendo dall’unità di misura di un assunto, si procede tramite tentativi alla costruzione di organismi precari dislocati all’interno di uno spazio specifico e costituiti di materiali puri, che divengono oggetti-feticci animati dal valore simbolico di differenti cariche energetiche, gli assetti ipotetici.
La sperimentazione viene così traslata dal suo concepimento teorico-concettuale a una crescita empirico-pratica.
Gli assetti ipotetici divengono fulcro della verifica rituale di un attuante, che procederà a effettuare l’azione decisa dall’assunto di riferimento, nel rispetto delle distanze spaziali e delle forze gravitazionali, depositando il proprio essere all’interno di un’esperienza.
Il percorso intrapreso mi ha stimolato alla riflessione di una maniera di fare ricerca improntata all’attenzione della realtà nelle sue componenti più particolari e invisibili, tra gli spazi vuoti di due pieni.
Tentativo di dubbio è una ricerca ben definita nei suoi caratteri estetici, etici, politici ed emotivi ma aperta e sensibile al confronto e all’arricchimento del suo substrato di partenza. I rapporti tra ambiente, oggetti e soggetti vengono sottolineati ai fini di un’integrazione e una cooperazione imprescindibile, nel raggiungimento di un’armonia temporanea, o forse definitiva.
Massimiliano Marianni artista partecipante
In un'azione che diventa dimensione totale e prosegue in un'unica soluzione, il tempo assume valore quanto lo scenario, mutevole e instabile, ciò spinge a conferire un nuovo valore al fallimento, valore massimo che si contrappone al risultato avvalorandolo e forse sostituendolo talora.
Il fallimento mette in dubbio il processo ma da valore al risultato in quanto vince nel suo completamento.
In un'azione che diventa dimensione totale e prosegue in un'unica soluzione, il tempo assume valore quanto lo scenario, mutevole e instabile, ciò spinge a conferire un nuovo valore al fallimento, valore massimo che si contrappone al risultato avvalorandolo e forse sostituendolo talora.
Il fallimento mette in dubbio il processo ma da valore al risultato in quanto vince nel suo completamento.
PRESS:
https://wsimag.com/it/arte/43609-tentativo-di-dubbio
http://www.exibart.com/notizia.asp?IDNotizia=59379&IDCategoria=204
https://wsimag.com/it/arte/43609-tentativo-di-dubbio
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