testimonianze scritte
Giulia Plebani attuante e critico del TDD research team
Osservazioni per un tentativo di fruizione attiva
Nello spazio sono presenti n. dispositivi: non sono né sculture né installazioni.
Il dispositivo è un tentativo, una possibilità, un’ipotesi di esprimersi nello spazio ovvero trarre fuori il sé.
Il dispositivo è un catalizzatore, raccoglie e focalizza.
La pratica di TDD è collettiva: il dispositivo non è autonomo.
È grazie all’azione dell’attuante che il dispositivo si rivela, scoprendo le sue possibili varianti.
Allo stesso tempo: l’azione sul dispositivo permette all’attuante di determinare il suo sé in quel momento, in quel luogo, nel presente, adesso.
Dispositivo e attuante alimentano reciprocamente la propria presenza riconoscendosi uno nell’altro.
L’attuante sono loro. Sono io. Sei tu. È la collettività.
È attuante chi agisce sul dispositivo così come l’osservatore presente che accoglie la pratica esterna e la restituisce internamente a sé. Chi si muove nello spazio con intenzionalità. Chi ne fa parte.
Così come l’attuante anche il dispositivo non è né stabile né perenne. Vive di crisi, ricostruzioni, variabili ed espansioni.
Il dispositivo vanta i propri limiti, non li nasconde, al contrario ne fa punti di forza. Sfugge la gravità pur rimanendo saldo centro di attrazione.
Si compone e scompone nello sguardo della collettività.
Tenta di restituire presenza.
Giuseppe Mongiello partecipante a TDD_una pratica collettiva
TDD_Una Pratica Collettiva, @LÀBAS, Bologna
09.11.19 – 06.12.19
In una proposta di pratica collettiva, negli spazi polifunzionali di Làbas, Didymos e il TDD research team hanno condiviso, reinterpretato e riprodotto con partecipanti, attuanti e spettatori attivi il processo creativo della loro poetica, per allargarne la dubitabilità della pianta originaria e portare la pratica artistica a movimento in discussione di transazione collaborativa.
Nel primo atto/incontro si tenta di creare il corpo eterico, dove rinunciando un po’ a noi avremo noi, un involucro corporeo organizzatore del gruppo e dei suoi beni.
Sospeso l’atteggiamento naturale, teso a precedenti esperenziali e articolando il discorso antropologico con quello filosofico, lo scopo è di far emergere, costituire e costruire idee-ventaglio dal nucleo della piattaforma, in autonoma chiarezza fenomenica.
Le strutture concettuali degli assunti, espressi in forma poetica, stabiliscono i primi legami sinceri, e le relative intuizioni alla creazione degli assetti ipotetici: le rappresentazioni precategoriali di analogia→vocabolo→figura si delineano e materializzano attraverso il corpo e le materie scelte.
Dagli assetti ipotetici la materia tenta di stabilizzarsi nei dispositivi, prototipi fisici del concetto e del pensiero creativo, questi, aspiratesi le soggettività, aspirano a contenerle.
I dispositivi sono a misura dell’essere, architetture minime, funzionali all’economia del corpo eterico e il loro precario equilibrio analogo a quello psichico.
Sono il risultato della discesa o via tentata alle costanti morfologiche, velate, delle essenze madri.
Gli atti, collettivi, rendono i dispositivi appoggio illimitato degli io, momentanea verifica di funzioni e termini concretizzatisi dagli assunti di riferimento.
Ognuna delle fasi conserva le proprietà di atto fondativo e la loro sequenza temporale di svolgimento non determina classi di importanza.
In un totale di cinque tentativi i rapporti fra assunti, assetti ipotetici, dispositivi e partiture di azione hanno mantenuto nella ragione sociale il loro carattere di tentativi, realizzandosi provvisoriamente negli stati di presenza-assente, avvenimento/sfinimento e apparsa sparizione.
Beatrice Migliorati attuante del TDD research team
appunti
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