8 assunti
ASSUNTO 1
L'inevitabile, disperdibile e luminoso è, in quanto tale, trasmissione di sé; a tratti non se ne fa menzione o meglio ci si distoglie da esso per concentrarsi sul suo oggetto di attenzione, intuibile, lontano ma vicino, ora di maggiori dimensioni, ora decifrabile come punto infinito, che si confonde con l'inevitabile, disperdibile e luminoso sé. Esso vive di adesioni mimetiche e sottrae o somma spazio senza mai esaurirlo.
ASSUNTO 2
La risonanza è la sostanza del sé.
ASSUNTO 3
Un pneuma, senza peso ma non privo di direzione e forma penetra in uno spazio o meglio pneuma che a sua volta penetra in uno spazio; così per ogni pneuma. La friabile aderenza dei sé compone, frattura, rende l'in-pulso condensazione.
ASSUNTO 4
Prima, o forse l'assoluto, monocromo nero, non detto e non ancora, e non attuato o pensato, ma contenuto da ciò che morbidamente ha contenuto. Tra prima e dopo, in quel punto nel quale l'indistinto non pone domande ma abita.
ASSUNTO 5
Mutabile e continuo prima di ogni distinzione, erra in un là precedente al qui. Totalità primaria senza intenzioni, che rende il qui e il là compresenti. Mentre diventa io il respingimento dei fenomeni solidi, molli o leggeri.
ASSUNTO 6
Indistintamente si susseguono in piani e superfici strutture munite di intuizioni labili, si attraggono disperdendosi in nuovi sé, in una conciliabile ed imperitura centralità, nella quale i corpi o sostanze eseguono incostanti uscite da sé che ingannano gli stessi corpi o sostanze.
ASSUNTO 7
Corpi privi di coscienza di sé sono. Meri oggetti di una realtà percepita, restano in attesa di divenire tali. L'occhio si designa e i corpi, sentendosi osservati si determinano, prima che l'occhio possa vederli. L'occhio li guarda e non sa più di essere occhio, muta in ciò che vede e ciò che è visto si riconosce nell'occhio pur non potendo vedere.
ASSUNTO 8
Prima che l'occhio designasse se stesso lo spazio esisteva già, l'occhio non c'era ma poteva vederlo attraverso la propria intenzione. Più l'occhio si delineava, più le sue forme si armonizzavano con lo spazio che avrebbe dovuto vedere. Ma quando gli apparve infine la vera ampiezza dello spazio, questo cessò di essere.
L'inevitabile, disperdibile e luminoso è, in quanto tale, trasmissione di sé; a tratti non se ne fa menzione o meglio ci si distoglie da esso per concentrarsi sul suo oggetto di attenzione, intuibile, lontano ma vicino, ora di maggiori dimensioni, ora decifrabile come punto infinito, che si confonde con l'inevitabile, disperdibile e luminoso sé. Esso vive di adesioni mimetiche e sottrae o somma spazio senza mai esaurirlo.
ASSUNTO 2
La risonanza è la sostanza del sé.
ASSUNTO 3
Un pneuma, senza peso ma non privo di direzione e forma penetra in uno spazio o meglio pneuma che a sua volta penetra in uno spazio; così per ogni pneuma. La friabile aderenza dei sé compone, frattura, rende l'in-pulso condensazione.
ASSUNTO 4
Prima, o forse l'assoluto, monocromo nero, non detto e non ancora, e non attuato o pensato, ma contenuto da ciò che morbidamente ha contenuto. Tra prima e dopo, in quel punto nel quale l'indistinto non pone domande ma abita.
ASSUNTO 5
Mutabile e continuo prima di ogni distinzione, erra in un là precedente al qui. Totalità primaria senza intenzioni, che rende il qui e il là compresenti. Mentre diventa io il respingimento dei fenomeni solidi, molli o leggeri.
ASSUNTO 6
Indistintamente si susseguono in piani e superfici strutture munite di intuizioni labili, si attraggono disperdendosi in nuovi sé, in una conciliabile ed imperitura centralità, nella quale i corpi o sostanze eseguono incostanti uscite da sé che ingannano gli stessi corpi o sostanze.
ASSUNTO 7
Corpi privi di coscienza di sé sono. Meri oggetti di una realtà percepita, restano in attesa di divenire tali. L'occhio si designa e i corpi, sentendosi osservati si determinano, prima che l'occhio possa vederli. L'occhio li guarda e non sa più di essere occhio, muta in ciò che vede e ciò che è visto si riconosce nell'occhio pur non potendo vedere.
ASSUNTO 8
Prima che l'occhio designasse se stesso lo spazio esisteva già, l'occhio non c'era ma poteva vederlo attraverso la propria intenzione. Più l'occhio si delineava, più le sue forme si armonizzavano con lo spazio che avrebbe dovuto vedere. Ma quando gli apparve infine la vera ampiezza dello spazio, questo cessò di essere.