info
Tentativo di Dubbio è una pratica visiva e performativa nata nel 2015 dal collettivo Didymos, la ricerca, aperta e in divenire procede per fasi e prende in esame la relazione tra l’essere umano occidentale e il suo modo di conoscere, mettendo il focus sul concetto di soggetto, individuo, interiorità e relazione intenzionale, mirando a definire la prassi creativa come tecnica di riscatto dalla caduta nella crisi.
A seguito della residenza d'artista presso Nelumbo O.P. (Bologna luglio/ottobre 2018), che ha accolto Didymos e Tentativo di Dubbio_capitolo 2, nasce il gruppo Tentativo di Dubbio research team con: Margherita Kay Budillon, Angelo Camillieri, Massimiliano Marianni, Valeria Mauro, Beatrice Migliorati, Giulia Plebani, Zoe Paterniani, ai quali siaggiunge dal 2019 Giuseppe Mongiello, Gabriele Piazza, Yolanda Cappelletti, Yoshka, Asia Argenton, Camilla Cesario, Sara Miroballi.
DIDYMOS_Alessia Certo e Giulia Vannucci
Statement
I processi intenzionali dell'uomo mirano a continui esercizi per definire e rivelare conoscenze. L'arte, attraverso un approccio poetico, estrapola e genera tentativi, procedendo per aporie ed errori necessari. L'autopoiesi resta nel confine irrisolvibile tra ipotesi, pratica e ricerca. Un processo basato sull'apertura all'altro e a se stessi in una molteplicità di tentativi che si traducono già in dubbio perpetuo.
Didymos nasce nel 2007 con l’idea che le pratiche artistiche abbiano confini permeabili e che l’artista possa muoversi tra di esse rispetto a ciò che intende cercare e comunicare. Didymos dal 2007 ad oggi ha articolato la propria ricerca in più progetti nel campo delle arti visive e della performance. Il lavoro porta conoscenza e si stratifica; ma, a distanza di anni, tra i progetti passa lo stesso intento, le stesse aspirazioni che prendono forme diverse e rivelano altre possibilità e significati.
Per il collettivo Didymos l’arte ha uno scopo solo se si pone in relazione con la società, l’arte è un’azione politica che de-struttura, mette in discussione, rivela significati non visibili, crea un’alternativa al contemporaneo e genera dubbi positivi, delineando una via di azione implicita alla fruizione: chi contempla l'opera è posto nella medesima fragilità contemplativa dell'artista.
L’azione è il centro della pratica che coinvolge l'interiorità, l'intenzionalità, l'intuizione verso il mondo.
La creazione di un’opera avviene per mezzo di un’esperienza, fisica e trascendente, stratificata costituita da atti conoscitivi e creativi, nei quali si rivela fondamentale attraversare e farsi attraversare da tutto ciò che consideriamo ordinario, descrittivo e pregno di adombramenti: camminare per la città, catalogare e classificare le cose, delineare gli spazi di relazione, delineare il proprio spazio. Il campo di indagine è direzionato sulla nostra condizione di esseri umani contemporanei, con le nostre contraddizioni e modelli di rappresentazione e relazione rispetto alla realtà che noi stessi abbiamo creato. Cosa intercorre tra le persone (come individui e come comunità), cosa intercorre tra la persona, gli oggetti e lo spazio in cui si sposta o staziona; tra la propria interiorità , la propria esteriorità e il mondo, tra ciò che si desidera fare e ciò che si fa. Questioni alle quali siamo chiamati a rispondere personalmente, da punti di vista antropologici, filosofici, sociali e poetici che riguardano tutta la collettività.
L’azione politica dell’opera trova il suo compimento ultimo nella relazione con il fruitore; il lavoro visivo o performativo è un’azione verso lo spazio, gli oggetti, gli individui con i quali entra in relazione o conflitto ed è anche un'azione verso se stessi. Il suo scopo è generare un’altra azione, non lasciare immutato ciò che incontra.
A seguito della residenza d'artista presso Nelumbo O.P. (Bologna luglio/ottobre 2018), che ha accolto Didymos e Tentativo di Dubbio_capitolo 2, nasce il gruppo Tentativo di Dubbio research team con: Margherita Kay Budillon, Angelo Camillieri, Massimiliano Marianni, Valeria Mauro, Beatrice Migliorati, Giulia Plebani, Zoe Paterniani, ai quali siaggiunge dal 2019 Giuseppe Mongiello, Gabriele Piazza, Yolanda Cappelletti, Yoshka, Asia Argenton, Camilla Cesario, Sara Miroballi.
DIDYMOS_Alessia Certo e Giulia Vannucci
Statement
I processi intenzionali dell'uomo mirano a continui esercizi per definire e rivelare conoscenze. L'arte, attraverso un approccio poetico, estrapola e genera tentativi, procedendo per aporie ed errori necessari. L'autopoiesi resta nel confine irrisolvibile tra ipotesi, pratica e ricerca. Un processo basato sull'apertura all'altro e a se stessi in una molteplicità di tentativi che si traducono già in dubbio perpetuo.
Didymos nasce nel 2007 con l’idea che le pratiche artistiche abbiano confini permeabili e che l’artista possa muoversi tra di esse rispetto a ciò che intende cercare e comunicare. Didymos dal 2007 ad oggi ha articolato la propria ricerca in più progetti nel campo delle arti visive e della performance. Il lavoro porta conoscenza e si stratifica; ma, a distanza di anni, tra i progetti passa lo stesso intento, le stesse aspirazioni che prendono forme diverse e rivelano altre possibilità e significati.
Per il collettivo Didymos l’arte ha uno scopo solo se si pone in relazione con la società, l’arte è un’azione politica che de-struttura, mette in discussione, rivela significati non visibili, crea un’alternativa al contemporaneo e genera dubbi positivi, delineando una via di azione implicita alla fruizione: chi contempla l'opera è posto nella medesima fragilità contemplativa dell'artista.
L’azione è il centro della pratica che coinvolge l'interiorità, l'intenzionalità, l'intuizione verso il mondo.
La creazione di un’opera avviene per mezzo di un’esperienza, fisica e trascendente, stratificata costituita da atti conoscitivi e creativi, nei quali si rivela fondamentale attraversare e farsi attraversare da tutto ciò che consideriamo ordinario, descrittivo e pregno di adombramenti: camminare per la città, catalogare e classificare le cose, delineare gli spazi di relazione, delineare il proprio spazio. Il campo di indagine è direzionato sulla nostra condizione di esseri umani contemporanei, con le nostre contraddizioni e modelli di rappresentazione e relazione rispetto alla realtà che noi stessi abbiamo creato. Cosa intercorre tra le persone (come individui e come comunità), cosa intercorre tra la persona, gli oggetti e lo spazio in cui si sposta o staziona; tra la propria interiorità , la propria esteriorità e il mondo, tra ciò che si desidera fare e ciò che si fa. Questioni alle quali siamo chiamati a rispondere personalmente, da punti di vista antropologici, filosofici, sociali e poetici che riguardano tutta la collettività.
L’azione politica dell’opera trova il suo compimento ultimo nella relazione con il fruitore; il lavoro visivo o performativo è un’azione verso lo spazio, gli oggetti, gli individui con i quali entra in relazione o conflitto ed è anche un'azione verso se stessi. Il suo scopo è generare un’altra azione, non lasciare immutato ciò che incontra.
contatti
|
per info:
e-mail: [email protected] [email protected] skype: visualartist2 website: didymos.weebly.com instagram: TDD |