diario
14/07/2018
Didymos arriva presso Nelumbo
Didymos arriva presso Nelumbo
16/07/2018
"(...)l'efficacia del metodo di ricerca [...] si misura anche in rapporto alla perdurante capacità di inquietare,
di suscitare dubbi e problemi, stimolando l'esercizio della critica(...)."
Clara Gallini
17/07/2018
"(...)Sindrome da baseline mobile
La frase descrive un abbassamento graduale degli standard che risulta in ogni nuova generazione priva della conoscenza della condizione storica, e presumibilmente più naturale, dell'ambiente. Pertanto, ogni generazione definisce ciò che è "naturale" o "normale" in base alle condizioni attuali e alle proprie esperienze personali. Con ogni nuova generazione, le aspettative delle varie condizioni ecologiche cambiano. Il risultato è che i nostri standard sono ridotti quasi impercettibilmente(...)".
Daniel Pauly
18/07/2018
aprire la ricerca
arrivano in residenza per il non-workshop gli artisti:
Angelo Camillieri
Volha Iotchanka
Valeria Mauro
Beatrice Migliorati
"(...)Per arrestare la dissoluzione c'è però una via: portarsi deliberatamente al limite della propria presenza, assumendo questo limite come oggetto condendo di una prassi definita, farsi centro e padrone della limitazione, identificare, figurare, evocare gli "spiriti"[...]
Ernesto De Martino
foto di Angelo Camillieri

foto di Angelo Camillieri
foto di Angelo Camillieri
foto di Angelo Camillieri
foto di Angelo Camillieri
foto di Angelo Camillieri
foto di Angelo Camillieri
foto di Angelo Camillieri
foto di Angelo Camillieri
foto di Angelo Camillieri
foto di Angelo Camillieri
foto di Angelo Camillieri
foto di Angelo Camillieri
foto di Angelo Camillieri
foto di Angelo Camillieri
foto di Angelo Camillieri
foto di Angelo Camillieri
foto di Angelo Camillieri
foto di Angelo Camillieri
foto di Angelo Camillieri
foto di Angelo Camillieri
foto di Angelo Camillieri
foto di Angelo Camillieri
foto di Angelo Camillieri
foto di Valeria Mauro
foto di Valeria Mauro
foto di Valeria Mauro
foto di Valeria Mauro
foto di Valeria Mauro
foto di Valeria Mauro
foto di Valeria Mauro
foto di Valeria Mauro
foto di Valeria Mauro
foto di Valeria Mauro
foto di Valeria Mauro
foto di Valeria Mauro
foto di Valeria Mauro
foto di Valeria Mauro
foto di Valeria Mauro
foto di Valeria Mauro
foto di Valeria Mauro
foto di Valeria Mauro
foto di Valeria Mauro
foto di Valeria Mauro
foto di Valeria Mauro
foto di Valeria Mauro
foto di Valeria Mauro

foto di Valeria Mauro
foto di Valeria Mauro
foto di Valeria Mauro
foto di Valeria Mauro
foto di Valeria Mauro
foto di Valeria Mauro
foto di Valeria Mauro
19/07/2018
"[...]Esistere significa fluttuare in coppia con un secondo, la cui vicinanza preserva la tensione della microsfera(...)".
Peter Sloterdijk
20/07/2018
"La posizione del principio di non contraddizione richiede la posizione nel non essere. Non solo, ma il non essere appartiene significato essere(...)".
Emanuele Severino
23/07/2018
24/07/2018
Il confine aperto del dubbio
incursioni critiche di Martina Cavallarin
partecipano gli artisti:
Angelo Camillieri
Federica Landi
Valeria Mauro
Beatrice Migliorati
25/07/2018
26/07/2018
27/07/2018
28/07/2018
30/07/2018
workshop e progettazione
31/07/2018
"[...]Tutti gli Erlebnisse nei quali noi ci rapportiamo direttamente a oggetti(esperire, pensare, volere, valutare), ammettono un rivolgimento dello sguardo attraverso cui essi stressi diventano oggetti.[...]"
Martin Heidegger
01/08/2018
workshop e progettazione
02/08/2018
03/08/2018
04/08/2018
"Noi mettiamo fuori gioco la tesi generale inerente all'essenza dell'atteggiamento naturale, mettiamo tra parentesi quanto essa abbraccia sotto l'aspetto ontico: dunque l'intero mondo naturale, che è costantemente <<qui per noi>>, <<alla mano>>, e che continuerà a permanere come <<realtà>> per la coscienza, anche se noi decidiamo di metterlo tra parentesi"
Edmund Husserl
Edmund Husserl
05/08/2018
"La fine dell'ordine mondano esistente può essere considerata in due sensi distinti, e cioè come tema culturale storicamente determinato, e come rischio antropologico permanente. Come tema culturale storicamente determinato essa appare nel quadro di determinate configurazioni mitiche che vi fanno esplicito riferimento: per esempio il tema delle periodiche distruzioni e rigenerazioni del mondo nel quadro del suo corso unilaterale ed irreversibile. Come rischio antropologico permanente il finire è semplicemente il rischio di non poterci essere in un mondo culturale possibile, il perdere la possibilità di farsi presente operativamente al mondo, il restringersi - sino all'annientarsi - di qualsiasi orizzonte di operabilità mondana, la catastrofe di qualsiasi progettazione comunitaria secondo valori."
Ernesto De Martino
07/07/1018
08/08/2018
09/08/2017
10/08/2018
13/08/2018
14/08/2018
16/08/2018
"(...)Per la fenomenologia la verità, in quanto infinita, è visibile chiaramente tanto da trasformare in positive tutte le scienze e le praxis, però proprio per questo non è conquistabile [...] Nessun uomo immaginabile e nessun dio immaginabile possono essere possessori della verità(...)".
Enzo Paci
Enzo Paci
29/08/2018
L'Essere è prodotto dal dubbio, da una forma di sapere sospeso.
01/09/2018
aprire la ricerca - seconda parte
arriva in residenza per i non-workshop l'artista:
Massimiliano Marianni
02/09/2018
03/09/2018
[...]il tentativo di dubbio universale che Cartesio intraprese per uno scopo del tutto diverso dal nostro cioè in vista della fissazione di una sfera dell'essere assolutamente esente dal dubbio.(...)
Edmund Husserl
[...]è chiaro dunque che, all'origine, l'intenzione di Husserl non è di "sottrarre" al mondo naturale una "regione" dell'indubitabile. Ciò che interessa ad Husserl non è il dubbio stesso ma il "tentativo" di dubitare. Il tentativo di mettere in dubbio qualcosa che era consaputo come "alla mano" esige una certa interruzione della tesi; è questo appunto che ci interessa. [...]
Jacques Derrida
foto di Zoe Paterniani
04/09/2018
Davanti a me sta un foglio, questa percezione
visiva, tattile della carta come pieno e concreto vissuto di questo foglio, che mi è dato in questa imperfetta determinatezza è "dato alla coscienza" in quanto "realmente" esistente, ma il foglio non è il "vissuto dato" perché il vissuto è il percepire.
05/09/2018
foto di Beatrice Migliorati
foto di Beatrice Migliorati
foto di Beatrice Migliorati
foto di Beatrice Migliorati
foto di Beatrice Migliorati
foto di Beatrice Migliorati
foto di Beatrice Migliorati
foto di Beatrice Migliorati
foto di Beatrice Migliorati
foto di Beatrice Migliorati
foto di Beatrice Migliorati
foto di Beatrice Migliorati
foto di Beatrice Migliorati
foto di Beatrice Migliorati
06/09/2018
07/09/2018
L'azione è quello che è
foto di Angelo Camillieri
foto di Angelo Camillieri
foto di Angelo Camillieri
foto di Angelo Camillieri
foto di Angelo Camillieri
foto di Angelo Camillieri
foto di Angelo Camillieri
foto di Angelo Camillieri
foto di Angelo Camillieri
foto di Angelo Camillieri
foto di Angelo Camillieri
foto di Angelo Camillieri
foto di Angelo Camillieri
foto di Angelo Camillieri
foto di Angelo Camillieri
foto di Valeria Mauro
foto di Valeria Mauro
foto di Valeria Mauro
foto di Valeria Mauro
foto di Angelo Camillieri
foto di Valeria Mauro
08/09/2018
l'azione non narra, è necessaria
09/09/2018
ritornando al 25 luglio...
foto di Valeria Mauro

foto di Valeria Mauro
foto di Valeria Mauro
foto di Valeria Mauro
foto di Valeria Mauro
ritornando all' 1 agosto...
foto di Valeria Mauro
foto di Valeria Mauro
foto di Valeria Mauro
foto di Valeria Mauro
foto di Valeria Mauro
foto di Valeria Mauro
foto di Valeria Mauro
foto di Valeria Mauro
(...)Anassagora sosteneva che tutto è divisibile all'infinito, e che anche la più piccola quantità di materia possa contenere un poco di ciascun elemento. Le cose ci appaiono fatte di quella sostanza che vi è contenuta in maggior misura.(...)
Bertrand Russell
10/09/2018
11/09/2018
foto di Angelo Camillieri
foto di Angelo Camillieri
foto di Angelo Camillieri
foto di Angelo Camillieri
foto di Angelo Camillieri
12/09/2018
13/09/2018
14/09/2018
foto di Angelo Camillieri
foto di Angelo Camillieri
foto di Angelo Camillieri
foto di Angelo Camillieri
foto di Angelo Camillieri
15/09/2018
17/09/2018
18/09/2018
"(...)Dentro una dimora sotterranea a forma di caverna, con l’entrata aperta alla luce e ampia quanto tutta la larghezza della caverna, pensa di vedere degli uomini che vi stiano dentro fin da fanciulli, incatenati gambe e collo, sí da dover restare fermi e da [b] poter vedere soltanto in avanti, incapaci, a causa della catena, di volgere attorno il capo. Alta e lontana brilli alle loro spalle la luce d’un fuoco e tra il fuoco e i prigionieri corra rialzata una strada. Lungo questa pensa di vedere costruito un muricciolo, come quegli schermi che i burattinai pongono davanti alle persone per mostrare al di sopra di essi i burattini. – Vedo, rispose. – Immagina di vedere uomini che portano lungo il muricciolo oggetti [c] di ogni sorta sporgenti dal margine, e statue e altre [515 a] figure di pietra e di legno, in qualunque modo lavorate; e, come è naturale, alcuni portatori parlano, altri tacciono. – Strana immagine è la tua, disse, e strani sono quei prigionieri. – Somigliano a noi, risposi; credi che tali persone possano vedere, anzitutto di sé e dei compagni, altro se non le ombre proiettate dal fuoco sulla parete della caverna che sta loro di fronte? – E come possono, replicò, se sono costretti a tenere immobile il [b] capo per tutta la vita? – E per gli oggetti trasportati non è lo stesso? – Sicuramente. – Se quei prigionieri potessero conversare tra loro, non credi che penserebbero di chiamare oggetti reali le loro visioni? – Per forza. – E se la prigione avesse pure un’eco dalla parete di fronte? Ogni volta che uno dei passanti facesse sentire la sua voce, credi che la giudicherebbero diversa da quella dell’ombra che passa? – Io no, per Zeus!, [c] rispose. – Per tali persone insomma, feci io, la verità non può essere altro che le ombre degli oggetti artificiali. – Per forza, ammise. – Esamina ora, ripresi, come potrebbero sciogliersi dalle catene e guarire dall’incoscienza. Ammetti che capitasse loro naturalmente un caso come questo: che uno fosse sciolto, costretto improvvisamente ad alzarsi, a girare attorno il capo, a camminare e levare lo sguardo alla luce; e che cosí facendo provasse dolore e il barbaglio lo rendesse incapace di [d] scorgere quegli oggetti di cui prima vedeva le ombre. Che cosa credi che risponderebbe, se gli si dicesse che prima vedeva vacuità prive di senso, ma che ora, essendo piú vicino a ciò che è ed essendo rivolto verso oggetti aventi piú essere, può vedere meglio? e se, mostrandogli anche ciascuno degli oggetti che passano, gli si domandasse e lo si costringesse a rispondere che cosa è? Non credi che rimarrebbe dubbioso e giudicherebbe piú vere le cose che vedeva prima di quelle che gli fossero mostrate adesso? – Certo, rispose.
2 [e] – E se lo si costringesse a guardare la luce stessa, non sentirebbe male agli occhi e non fuggirebbe volgendosi verso gli oggetti di cui può sostenere la vista? e non li giudicherebbe realmente piú chiari di quelli che gli fossero mostrati? – È cosí, rispose. – Se poi, continuai, lo si trascinasse via di lí a forza, su per l’ascesa scabra ed erta, e non lo si lasciasse prima di averlo tratto alla luce del sole, non ne soffrirebbe e non s’irriterebbe [516 a] di essere trascinato? E, giunto alla luce, essendo i suoi occhi abbagliati, non potrebbe vedere nemmeno una delle cose che ora sono dette vere. – Non potrebbe, certo, rispose, almeno all’improvviso. – Dovrebbe, credo, abituarvisi, se vuole vedere il mondo superiore. E prima osserverà, molto facilmente, le ombre e poi le immagini degli esseri umani e degli altri oggetti nei loro riflessi nell’acqua, e infine gli oggetti stessi; da questi poi, volgendo lo sguardo alla luce delle stelle e della luna, [b] potrà contemplare di notte i corpi celesti e il cielo stesso piú facilmente che durante il giorno il sole e la luce del sole. – Come no? – Alla fine, credo, potrà osservare e contemplare quale è veramente il sole, non le sue immagini nelle acque o su altra superficie, ma il sole in se stesso, nella regione che gli è propria. – Per forza, disse. – Dopo di che, parlando del sole, potrebbe già concludere che è esso a produrre le stagioni e gli anni e a governare tutte le cose del mondo visibile, e ad essere [c] causa, in certo modo, di tutto quello che egli e i suoi compagni vedevano. – È chiaro, rispose, che con simili esperienze concluderà cosí. – E ricordandosi della sua prima dimora e della sapienza che aveva colà e di quei suoi compagni di prigionia, non credi che si sentirebbe felice del mutamento e proverebbe pietà per loro? – Certo. – Quanto agli onori ed elogi che eventualmente si scambiavano allora, e ai primi riservati a chi fosse piú acuto nell’osservare gli oggetti che passavano e piú [d] rammentasse quanti ne solevano sfilare prima e poi e insieme, indovinandone perciò il successivo, credi che li ambirebbe e che invidierebbe quelli che tra i prigionieri avessero onori e potenza? o che si troverebbe nella condizione detta da Omero e preferirebbe “altrui per salario servir da contadino, uomo sia pur senza sostanza”, e patire di tutto piuttosto che avere quelle opinioni e vivere in quel modo? – Cosí penso anch’io, rispose; [e] accetterebbe di patire di tutto piuttosto che vivere in quel modo. – Rifletti ora anche su quest’altro punto, feci io. Se il nostro uomo ridiscendesse e si rimettesse a sedere sul medesimo sedile, non avrebbe gli occhi pieni di tenebra, venendo all’improvviso dal sole? – Sí, certo, rispose. – E se dovesse discernere nuovamente quelle ombre e contendere con coloro che sono rimasti sempre prigionieri, nel periodo in cui ha la vista offuscata, prima [517 a] che gli occhi tornino allo stato normale? e se questo periodo in cui rifà l’abitudine fosse piuttosto lungo? Non sarebbe egli allora oggetto di riso? e non si direbbe di lui che dalla sua ascesa torna con gli occhi rovinati e che non vale neppure la pena di tentare di andar su? E chi prendesse a sciogliere e a condurre su quei prigionieri, forse che non l’ucciderebbero, se potessero averlo tra le mani e ammazzarlo? – Certamente, rispose. [...]"
Platone
2 [e] – E se lo si costringesse a guardare la luce stessa, non sentirebbe male agli occhi e non fuggirebbe volgendosi verso gli oggetti di cui può sostenere la vista? e non li giudicherebbe realmente piú chiari di quelli che gli fossero mostrati? – È cosí, rispose. – Se poi, continuai, lo si trascinasse via di lí a forza, su per l’ascesa scabra ed erta, e non lo si lasciasse prima di averlo tratto alla luce del sole, non ne soffrirebbe e non s’irriterebbe [516 a] di essere trascinato? E, giunto alla luce, essendo i suoi occhi abbagliati, non potrebbe vedere nemmeno una delle cose che ora sono dette vere. – Non potrebbe, certo, rispose, almeno all’improvviso. – Dovrebbe, credo, abituarvisi, se vuole vedere il mondo superiore. E prima osserverà, molto facilmente, le ombre e poi le immagini degli esseri umani e degli altri oggetti nei loro riflessi nell’acqua, e infine gli oggetti stessi; da questi poi, volgendo lo sguardo alla luce delle stelle e della luna, [b] potrà contemplare di notte i corpi celesti e il cielo stesso piú facilmente che durante il giorno il sole e la luce del sole. – Come no? – Alla fine, credo, potrà osservare e contemplare quale è veramente il sole, non le sue immagini nelle acque o su altra superficie, ma il sole in se stesso, nella regione che gli è propria. – Per forza, disse. – Dopo di che, parlando del sole, potrebbe già concludere che è esso a produrre le stagioni e gli anni e a governare tutte le cose del mondo visibile, e ad essere [c] causa, in certo modo, di tutto quello che egli e i suoi compagni vedevano. – È chiaro, rispose, che con simili esperienze concluderà cosí. – E ricordandosi della sua prima dimora e della sapienza che aveva colà e di quei suoi compagni di prigionia, non credi che si sentirebbe felice del mutamento e proverebbe pietà per loro? – Certo. – Quanto agli onori ed elogi che eventualmente si scambiavano allora, e ai primi riservati a chi fosse piú acuto nell’osservare gli oggetti che passavano e piú [d] rammentasse quanti ne solevano sfilare prima e poi e insieme, indovinandone perciò il successivo, credi che li ambirebbe e che invidierebbe quelli che tra i prigionieri avessero onori e potenza? o che si troverebbe nella condizione detta da Omero e preferirebbe “altrui per salario servir da contadino, uomo sia pur senza sostanza”, e patire di tutto piuttosto che avere quelle opinioni e vivere in quel modo? – Cosí penso anch’io, rispose; [e] accetterebbe di patire di tutto piuttosto che vivere in quel modo. – Rifletti ora anche su quest’altro punto, feci io. Se il nostro uomo ridiscendesse e si rimettesse a sedere sul medesimo sedile, non avrebbe gli occhi pieni di tenebra, venendo all’improvviso dal sole? – Sí, certo, rispose. – E se dovesse discernere nuovamente quelle ombre e contendere con coloro che sono rimasti sempre prigionieri, nel periodo in cui ha la vista offuscata, prima [517 a] che gli occhi tornino allo stato normale? e se questo periodo in cui rifà l’abitudine fosse piuttosto lungo? Non sarebbe egli allora oggetto di riso? e non si direbbe di lui che dalla sua ascesa torna con gli occhi rovinati e che non vale neppure la pena di tentare di andar su? E chi prendesse a sciogliere e a condurre su quei prigionieri, forse che non l’ucciderebbero, se potessero averlo tra le mani e ammazzarlo? – Certamente, rispose. [...]"
Platone
19/09/2018
"(5) Bisogna che il dire e il pensare sia l'essere: è dato infatti essere, mentre nulla non è; che è quanto ti ho costretto ad ammettere. Da questa prima via di ricerca infatti ti allontano, e poi inoltre da quella per la quale mortali che nulla sanno vanno errando, gente dalla doppia testa. Perché è l'incapacità che nel loro petto dirige l'errante mente; ed essi vengono trascinati insieme sordi e ciechi, istupiditi, gente che non sa decidersi, da cui l'essere e il non essere sono ritenuti identici e non identici, per cui di tutte le cose reversibile è il cammino. Perché non mai questo può venire imposto, che le cose che non sono siano: (6) ma tu da questa via di ricerca allontana il pensiero. (7) nè l'abitudine nata dalle molteplici esperienze ti costringa lungo questa via, a usare l'occhio che non vede e l'udito che rimbomba di suoni illusori e la lingua, ma giudica col raziocinio la pugnace disamina che io ti espongo. Non resta ormai che pronunciarsi sulla via che dice che è. Lungo questa sono indizi in gran numero. Essendo ingenerato è anche imperituro, tutt'intero, unico, immobile e senza fine. Non mai era e sarà, perché è ora tutt'insieme, uno, continuo. Difatti quale origine gli vuoi cercare? Come e donde il suo nascere? Dal non essere non ti permetterò né di dirlo né di pensarlo. Infatti non si può né dire né pensare ciò che non è. E quand'anche, quale necessità può avere spinto lui che comincia dal nulla, a nascere dopo o prima? Di modo che è necessario o che sia del tutto o che non sia per nulla. 3 Giammai poi la forza della convinzione verace concederà che dall'essere alcunché altro da lui nasca. Perciò né nascere né perire gli ha permesso la giustizia disciogliendo i legami, ma lo tiene fermo. La cosa va giudicata in questi termini; è o non è. Si è giudicato dunque, come di necessità, di lasciare andare l'una delle due vie come impensabile e inesprimibile (infatti non è la via vera) e che l'altra invece esiste ed è la via reale. L'essere come potrebbe esistere nel futuro? In che modo mai sarebbe venuto all'esistenza? Se fosse venuto all'esistenza non è e neppure se è per essere nel futuro. In tal modo il nascere è spento e non c'è traccia del perire. Neppure è divisibile, perché è tutto quanto uguale. Né vi è in alcuna parte un di più di essere che possa impedirne la contiguità, né un di meno, ma è tutto pieno di essere[...]".
Parmenide
Parmenide
"Ogni cosa è come è
essa non è come è
essa è come è e non è come è
essa non è né come è né come non è."
S.G. Buddha
20/09/2018
21/09/2018
22/09/2018
24/09/2018
25/09/2018
(...)Nel semplice incontro di un uomo con l’altro si gioca l’essenziale, l’assoluto:
nella manifestazione, nell’«epifania» del volto dell’altro scopro che il mondo
è mio nella misura in cui lo posso condividere con l’altro. E l’assoluto si gioca
nella prossimità, alla portata del mio sguardo, alla portata di un gesto di
complicità o di aggressività, di accoglienza o di rifiuto(...).
Emmanuel Lévinas
26/09/2018
exhibition
foto di Leonardo Alessandrini
29/10/2018
il giorno prima
foto di Angelo Camillieri
30/10/2018
la performance
foto Nelumbo O.P.
31/10/2018
il giorno dopo
sciogliere il dogma del fallimento
sciogliere il dogma del fallimento
foto di Angelo Camillieri